Il «mago» del ginocchio e le protesi di lunga vita

Il «mago» del ginocchio e le protesi di lunga vita

05/12/17

Il reparto di Chirurgia del ginocchio è un’eccellenza a livello nazionale
Il «mago» del ginocchio e le protesi di lunga vita

Il primario Nardacchione: «E’ bello ridare il sorriso agli anziani»

Basta qualche numero per capire il motivo per cui il reparto di Chirugia del ginocchio di Abano Terme rappresenti un’eccellenza sanitaria di caratura nazionale. Nel 2008 sono stati effettuati 620 interventi di protesi e 1600 minori; nel 2009 le protesi sono state 729 e gli altri interventi 1500. A capo di tutto questo c’è Roberto Nardacchione che, alla faccia di chi lo vuole alle prese con le più svariate «malattie immaginarie», appare in forma smagliante e più che mai motivato a migliorare le tecniche operatorie dopo un recente viaggio studio negli Stati Uniti.
«In effetti – dice – siamo una macchina da guerra. L’equipe è composta, oltre che dal sottoscritto, da altri sette medici specialisti ortopedici. Lavoriamo assieme da parecchi anni e ognuno di noi è autonomo dal punto di vista chirurgico, in grado cioè di fare interventi da primo operatore. Il segreto è questo: coinvolgere i più giovani da subito in modo tale che possano apprendere subito i trucchi del mestiere, evitando così tutta la fase dell’acquisizione di esperienza che è comunque fondamentale per un chirurgo. Per me è un dovere insegnare ai giovani».
Il reparto di Chirurgia del ginocchio ha 20 posti letti di degenza per ricoveri ordinari e 6 per il «Day surgery», per una media di 10 interventi giornalieri. L’equipe guidata dal dottor Nardacchione presta anche una consulenza presso di «Day Surgery» dell’Azienda ospedaliera di Padova: impegno bisettimanale per un totale di una cinquantina di interventi al mese. «Si tratta – spiega Nardacchione – di lesioni meniscali, trattamento di problemi cartilaginei e ricostruzioni legamentose. Ormai il 60% delle patologie del ginocchio può essere trattata con un ricovero breve». La specializzazione dell’equipe «capitanata» da Nardacchione è la chirurgia protesica. Il primario vive questa esperienza come una vera e propria missione. «Quando si pensa ai problemi del ginocchio – spiega – è automatico collegare le patologie agli sportivi. Io sostengo invece che questa visione è riduttiva, perché quello che caratterizza questo reparto è la chirurgia geriatrica. Mi creda, ridare il sorriso a una persona anziana per me è molto più gratificante di risolvere il problema di un giovane sportivo».
Quando si parla di protesi al ginocchio, però, è indubbio che – almeno nella fase iniziale – il paziente si avvicini a questa prospettiva con una certa riluttanza. «E’ normale – dice Nardacchione – salvo poi ringraziarci a non finire una volta eseguita l’operazione e aver apprezzato i vantaggi che da essa sono derivati. La differenza la fa la conoscenza. Pensare che inserire una protesi in un ginocchio equivalga a togliere il ginocchio stesso è un luogo comune che deve essere cancellato. Una protesi ha la stessa caratteristica di una capsula di un dente. E noi il ginocchio non lo togliamo affatto, semplicemente lo rivestiamo in maniera completa». Il tipo di operazione merita di essere spiegato, proprio per capire meglio la reale portata dell’intervento, premettendo che una volta presa la decisione di intervenire solitamente si ha un’attesa di 3-4 mesi, in media con la richiesta veneta. «Al paziente – riprende il primario del reparto di Chirurgia del ginocchio – portiamo via qualche centimetro di superficie articolare e la cartilagine consunta con l’obiettivo di ottenere un’area geometrica in grado di accogliere un rivestimento, in metallo o ceramica, che ha la forma e la dimensione del ginocchio. Questo tipo di intervento viene eseguito per togliere il dolore con l’obiettivo di ripristinare la mobilità e quindi riprendere una vita normale. Una volta ristabilitosi – ci vogliono tre mesi per essere completamente autonomi – il paziente non può certo andare a fare le maratone, ma sicuramente può sciare, andare in bicicletta e corricchiare. La protesi è costosa, ma la Casa di Cura di Abano è convenzionata col Sistema sanitario nazionale».
Tre sono le sale operatorie in dotazione al reparto, tutte dotate di avanzate strumentazioni chirurgiche e anestesiologiche. Quasi ogni giorno funzionano contemporaneamente, ospitando spesso medici di altre realtà italiane che scelgono proprio Abano per aggiornamenti di carattere professionale. «Siamo all’avanguardia – conclude Nardacchione – ma è proprio la consapevolezza di saperne un po’ più degli altri che ci spinge ad andare avanti, nonostante i dolori ai gomiti e alla schiena che ci affliggono. Siamo allenati, è il nostro lavoro e lo facciamo con passione. E’ questo il vero valore aggiunto».

Antonio Spadaccino
07 maggio 2010
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